Da un articolo di Silvana Pedemonte apparso sul “Il Secolo XIX” qualche tempo fa…
«Prometto di amarti, onorarti…. E stare con te nei mari del mondo, per tutta la vita». Se si potesse, con una macchina del tempo, tornare all’altare della Basilica dei Santi Gervasio e Protasio, nel giorno delle nozze, 60 anni fa, forse lo scambio degli anelli fra Fernanda Guglielmina Bolognini e Renato Vinciguerra avrebbe potuto avere come accompagnamento una promessa del genere. Mari come quello ghiacciato, a Copenhagen, «che alla fine arrivò un rompighiaccio russo, a prenderci. La nave era incagliata» racconta Renato. Porti come quello di Atene, «dove abbiamo conosciuto Jacqueline Kennedy Onassis. In quell’occasione, prendemmo la nostra prima bottiglia di cham-pagne». Onde enormi e cicloni, come quelli affrontati in Canada, una volta: «Sulla nave avevamo legname nella stiva e in coperta. Gran parte del carico, lo perdemmo». Mari, porti, città, persone e personalità. Come quel piccolo che, a bordo della nave, portava un bouquet e faceva il baciamano alle signore, compresa Fernanda, con grandissima educazione. Quel piccolo, era Dodi Al Fayed. Decenni dopo, per quel bambino diventato adulto la morte arriverà non in mare, ma nel tunnel dell’Alma, a fianco della principessa Diana. Ogni viaggio, ogni mare, ogni Paese è una storia. E ogni viaggio, ogni mare, ogni Paese compone il puzzle di queste due vite, quella di Fernanda, quella di Renato; 87 anni lei, 89 lui, passate insieme. Renato è stato comandante di macchine di navi mercantili. Prima di sposarsi, l’esperienza sui dragamine, al militare e poi le navigazioni anche per 18 mesi consecutivi, come nei viaggi verso quel Cile che tanto gli è rimasto nel cuore. Con il matrimonio, Fernanda avrebbe potuto rimanere ad attenderlo a casa. E, invece: ogni volta, è partita con lui. La prima volta insieme: nel 1957, verso Trieste. E poi: Brasile, tutto il Medioriente, Olanda, Grecia, Spagna, Inghilterra e molto altro ancora. «Quando si arrivava al porto di Genova dicevo sempre, pronta a ripartire: “Ecco, ora devo ricominciare la vita da casalinga!”». Fernanda è una girovaga già nelle origini, che sono un po’ romane, un po’ piemontesi, un po’ genovesi «e Genova, anche se sono nata lì per un po’ per caso, è la mia città». Renato è rapallino e la passione per il mare l’ha ereditata dal papà, che era di Riva Trigoso ed era nostromo. A Rapallo Fernanda e Renato sono conosciutissimi. E domenica, una piccola festa a sorpresa per i due “Sposini”, al Chiosco della Musica, con la complicità di Guido Porrati di “ParlaComeMangi” è diventato un momento di attrazione di turisti e stranieri che passavano da lì. Lasciato il mare, a casa Fernanda ha il suo regno di navigazione… nella cucina. E via telefono – senza Skype, per ora – continua a tenere i contatti con chi ha conosciuto, in mezzo mondo. A volte qualcuno arriva qui, in visita: dal Cile, arriveranno a settembre. Altre volte, è andata lei. Per Renato, ora c’è l’orto. Che coltiva ancora, a 89 anni, in un pezzo di terra. Fagiolini, pomodori, frutta. E, in casa, molto tempo per la lettura. «Mio marito? L’ho preso perla gola – racconta Fernanda – il segreto è amarsi. Ogni tanto si alza la voce ma poi tutto passa. Non bisogna portare rancore». Sfatato il mito degli uomini di mare infedeli con una donna in ogni porto: Renato in ogni porto del mondo ha sempre scelto sua moglie. Nel cortile della casa di via Cerisola, sotto un magnifico ombreggiante naturale di uva fragola, dieci anni fa Fernanda ha stretto un fiocco. «Mi ha portato fortuna, ai 50 anni di matrimonio. Ne ho rimesso ora uno nuovo. Per altri 10 anni così, insieme».