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Lei ha trovato un portafoglio?!

Venerdì 28 agosto ore 17 e 30 circa. Suonano alla porta. “Accidenti, chi cavolo è ora…”. Mi sto preparando perché ho un appuntamento a Santa Margherita e avendo l’autobus poco dopo le 18 ho paura di perdere troppo tempo e quindi immediatamente decido di non aprire. Ma dopo qualche secondo ci ripenso e apro. Vedo davanti a me una ragazza, devo dire molto carina, non molto alta, capelli lunghi castani, dal fisico sottile, con un vestito molto colorato e vivace.

“Interno quattro?”.

“Sì”.

“Sabino”.

“Si”.

“Lei ha trovato un portafoglio su una panchina?”.

“No”.

“Si si, lei ha trovato un portafoglio su una panchina!”.

Accidenti, quindi non era una domanda quella, ma un’affermazione.

“No io non ho trovato nessun portafoglio e da nessuna parte”.

“No, no, lei ha trovato un portafoglio su una panchina in passeggiata”.

“Ma no, io non ho trovato nessun portafoglio!”.

Nel frattempo mi accorgo della presenza di un signore appoggiato alla ringhiera della scala, anche lui non molto alto, sulla sessantina, capelli folti e brizzolati, bermuda e maglietta, con una sacca di tela nera. Penso immediatamente a una truffa anche se continuavo a non capire…

E penso a una truffa per una ragione ben precisa perché, se la cosa fosse vera, chi suona alla porta innanzitutto saluta, si presenta con nome e cognome e, scusandosi per il disturbo, chiede se per caso io o qualcuno della mia famiglia ha trovato un portafoglio e magari me lo descrive in modo dettagliato questo portafoglio, mi dice all’incirca a che ora è avvenuto il fatto dello smarrimento e soprattutto mi indica in modo preciso il luogo del presunto ritrovamento.

Nel frattempo la ragazza continua ad incalzarmi con la solita richiesta ma aggiungendo un particolare in più: “Lei ha trovato un portafoglio su una panchina in passeggiata! E c’è un testimone che ha visto tutto”.

“No, io non ho trovato nessun portafoglio e tanto meno in passeggiata!”.

Confesso che ero abbastanza agitato e continuavo a pensare che questi due volessero truffarmi, ma non riuscivo a capire in che modo e dove volevano andare a parare.

La ragazza continuava ad insistere con la solita battuta e io a ribattere con la mia.

E insisteva proprio: “C’è un testimone, ha visto tutto”.

“Forse è stato suo figlio”. Stavolta è l’uomo che parla, il quale era stato in silenzio fino ora.

A quel punto volgendomi verso di lui e congiungendo i palmi delle mani e andando su e giù con le braccia dico: “Ma cosa sta dicendo. Ne io e nessuno della mia famiglia ha preso nulla”.

Dopo la battuta dell’uomo comincio ad agitarmi e penso alla truffa. Ho capito come vorrebbero entrare in casa. La scusa è quella di farmi dare indirizzo o numero di telefono di eventuali parenti e quindi mentre cerco e parlo con uno, l’altro chissà cosa combina.

E qui, avrei dovuto chiedere a loro di quale Sabino si trattava, magri un mio parente, oppure chiedere, visto che c’erano testimoni, che persona hanno descritto, com’era vestita, ecc.

Mentre ho questi pensieri la ragazza continua ad insistere.

“Lei ha trovato un portafoglio su una panchina in passeggiata! E c’è un testimone che ha visto tutto e c’è anche un video”. E ha incominciato a ripetere questa frase come un ‘mantra’ e dopo qualche minuto di batti e ribatti cercando di mantenere la calma, anche se con molta difficoltà, chiedo che siano più precisi, cioè in passeggiata dove a che altezza chi è la persona che ha visto che io ho trovato questo portafoglio, dov’è posizionata questa telecamera. Niente. La ragazza scuote la testa e ripete nuovamente la frase (come se conoscesse solo queste parole): “Lei ha trovato un portafoglio su una panchina in passeggiata! E c’è un testimone che ha visto tutto e c’è un video!”.

Ed io: “Si ma dove? Quando? Chi è la persona che ha visto?”. Niente. Sempre la stessa risposta. Nella mia mente si conferma l’idea della truffa.

“Ditemi chi è questa persona che io la denuncio per diffamazione”. Niente. La stessa richiesta della ragazza. “Lei ha trovato un portafoglio su una panchina in passeggiata! E c’è un testimone che ha visto tutto e c’è un video!”. Che palle!!! A quel punto incomincio ad alzare la voce e pretendo che mi dicano chi è questa persona perché voglio denunciarla per diffamazione e questa frase la ripeto parecchie volte sovrapponendomi alla voce della ragazza che ripete sempre la stessa frase di rito.

Ad un certo punto la ragazza (forse spaventata dalla mia determinazione?) improvvisamente alza i tacchi, si gira e se ne va. E mi è parso di vedere molta sorpresa nell’uomo che improvvisamente restava solo. E rivolgendomi a lui dico: “Guardi che io comunque vado dalla polizia perché voglio denunciare chi mi sta accusando in questo modo, perché questa è diffamazione!”. Anche l’uomo incomincia a scendere le scale e io gli urlo: “Dove sta andando! Venga che andiamo insieme alla polizia e così mi dice chi è questa persona e la denuncio per diffamazione!”.

Se ne sono andati. Chiudo la porta. Sono abbastanza agitato ma soprattutto irritato. Invece di affacciarmi alla finestra per vedere meglio chi erano questi due tizi prendo il telefono e chiamo subito mia sorella e racconto ciò che accaduto. Mi consiglia di andare subito dalla polizia o carabinieri perché questa è una truffa bella e buona.

Purtroppo avevo un appuntamento importante a Santa e poi dovevo aspettare il rientro a casa di mio fratello, che non sarebbe avvenuto prima delle 20 e 30, per chiedere a lui se per caso fosse al corrente del ritrovamento di un portafoglio, se lo avesse trovato lui e non mi avesse detto nulla, cosa alquanto impossibile, decisi però di aspettare l’indomani.

Il giorno dopo, sabato 29, mi reco in commissariato a Rapallo. Mi riceve l’ispettore capo addetto alle denunce alla quale spiego in maniera molto dettagliata l’accaduto. Anche lei è convinta della truffa anche se resta molto perplessa sul fatto del portafoglio, perché questa non l’aveva mai sentita. Comunque poteva essere la tesi che avevo avuto in mente io e cioè quella di farmi dare indirizzo o numero di telefono di eventuali parenti e quindi mentre cerco e parlo con uno l’altro chissà cosa combina. Cerco di descrivere nel modo più dettagliato i due personaggi all’ispettore capo che mi comunica che segnalerà la cosa alle varie “volanti”. Nel frattempo le manifesto tutta la mia preoccupazione per l’accaduto e dico: “Ma se non fosse una truffa, ma se questi avessero perso effettivamente il portafoglio…”. “Stia tranquillo – mi dice – questi non possono provare nulla, ci vogliono prove certe e poi qui al computer a me non risulta nessuna denuncia di smarrimento di portafoglio o di furto, e poi se fosse vero non è certo il modo di fare questo, perché dal modo come si sono comportati fa pensare proprio a una truffa”. Dopo vari minuti di conversazione inerente all’episodio, e avendo lasciato le mie generalità, mi accomiato dall’ispettore capo che mi ha raccomandato di chiamare immediatamente se avessi rivisto i due individui.

La cosa sembrava finita lì. Quando la mattina di martedì 1 settembre verso le 10 questo signore del portafoglio si rifà vivo. Vede mio fratello alla finestra e lo invita a scendere. Mio fratello non mi dice nulla, scende e dopo qualche minuto sento lui che a voce alta dice. “No giuro io in passeggiata non c’ero e poi non ci vado quasi mai”. Mi affaccio concitato e li vedo sul marciapiede di fronte casa mia. Mi è venuto un colpo. Di nuovo quello. Tra l’altro ora era completamente rasato! Strano, ho pensato, proprio ora che sta finendo l’estate e il gran caldo! Mi vesto velocemente e scendo subito per strada ma questo tizio ormai si era già dileguato. Mi fratello mi racconta e mi colpisce subito una frase detta dal signore del portafoglio: “Ma i soldi pazienza ridatemi i documenti e facciamola finita qui anche perché ci sono testimoni e c’è un video che ha ripreso tutto!”. Frase sibillina e preoccupante. Chiamo mia sorella e, stavolta insieme a lei si va nuovamente alla Polizia.

Per fortuna c’è l’ispettore capo alla quale racconto l’accaduto e dice: “E’ chiaro che a questo punto la situazione è alquanto strana, non c’è truffa, ma il comportamento è molto anomalo”. E continua: “Se rivedete questa persona non prendete iniziative, ma chiamate subito una volante e vediamo così di risolvere la situazione”.

Anche se avendo molta fiducia nelle istituzioni, e convinto che la polizia faccia il suo lavoro egregiamente, non mi do per vinto. La cosa mi preoccupa alquanto e mi rivolgo anche ad un amico carabiniere al quale racconto l’accaduto. Nello stesso giorno del 1 settembre dopo essere stato nuovamente al commissariato, verso mezzogiorno mi ritrovo il tizio in sella a un motorino e prontamente memorizzo la targa e comunico immediatamente il numero, sperando di averlo preso giusto, al mio amico carabiniere il quale mi conferma che il motorino è intestato ad una ragazza che effettivamente il giorno 28 agosto ha segnalato alla Stazione dei Carabinieri di Rapallo lo smarrimento del portafoglio però non in passeggiata ma nei pressi di casa mia!!!!

E qui sorge il primo dubbio. Perché mi veniva ripetuto: “Lei ha trovato un portafoglio su una panchina in passeggiata!”, quando in realtà non era affatto vero?

Col mio amico carabiniere cerchiamo di capirci qualcosa. Io chiaramente mi sono dato da fare, perché mi sono sentito parte lesa, e quindi sono riuscito a scoprire i vari nominativi sia della ragazza, sia del tizio, che poi è il padre, e della moglie ecc.

Per un po’ di giorni ci siamo scervellati in famiglia per capire cosa c’era sotto a questa storia. Cioè com’erano arrivati a noi, chi li aveva mandati…

Sempre dal mio amico carabiniere, vengo a sapere che l’ispettore capo, per sondare la situazione, ha telefonato alla ragazza per sapere se aveva trovato il portafoglio. E la risposta ricevuta è grosso modo questa: “A ma voi non preoccupatevi che abbiamo trovato la persona che l’ha preso e ci pensiamo noi!”. Quando sono venuto a sapere questo, mi sono chiesto che cavolo di risposta è e soprattutto cosa vuol dire, e non solo io me lo sono chiesto, ovviamente.

La cosa incredibile di tutta questa storia e che queste persone, marito moglie e qualche volta anche la figlia, me li vedo sempre sotto casa se non addirittura nel portone o nel pianerottolo del primo piano, dove c’è una scuola privata di lingue e dove la moglie insegna.

E proprio una sera verso le 19 e 30 stavo rincasando quando mi ritrovo la figlia che sta uscendo dal portone che io saluto e lei educatamente mi risponde, e il padre fermo sulla prima rampa di scale che presumibilmente stava forse aspettando la moglie. La porta della scuola era completamente aperta ma dentro non si sentiva anima viva.

A quel punto vedendomelo davanti dopo il ‘buonasera’, e anche lui ha risposto, non ho potuto far finta di niente e al che, facendomi coraggio ho detto: “Allora il portafoglio poi, l’avete trovato”. Questo mi guarda un po’ perplesso, poi probabilmente mettendo in atto tutta la sua furbizia mi dice spavaldamente: “Si metta una mano sulla coscienza…”. A queste parole mi sono sentito esplodere dentro dalla rabbia, e a voce molto alta ho ribadito: “Guardi che io sono andato dalla polizia e per ben due volte”. A questa mia affermazione, l’uomo si è messo a ridere sguagliatamente e anche di gusto e dice: “Ehhh addirittura… AhAhAh… ma lei da un cerino ne ha fatto un incendio… ahahahah!!!”. Quindi incomincio a parlare, dicendo che non capisco come siano arrivati a noi, (nel senso della mia famiglia) e capisco che quando una persona perde i documenti è una grossa scocciatura rifare tutta… (a questa frase la ragazza che nel frattempo si era fermata sul portone sento che dice: “Già rifatto tutto”. E l’uomo mi conferma che è tutto a posto, cioè nel senso dei documenti) … e che quindi si può essere anche alterati ma suonare alla porta delle persone e fare certe accuse, insomma state attenti. L’uomo continua a ridere divertito e mi è parso calmo e tranquillo come se avesse a che fare tutti i giorni con questo tipo di problemi. Io al contrario ero abbastanza agitato, anche perché nella mia vita non mi è mai capitato un fatto del genere. Gli spiego che io e i miei fratelli siamo nati in questo palazzo, fisicamente venuti alla luce qui e quindi famiglia rispettabile e conosciuta nella zona. Lui sempre ridendo di gusto dice: “Ma da un cerino lei ha fatto un incendio… ahahahah, da un cerino lei ha fatto un incendio…”. “Certo – dico io – francamente vi avevo preso per due truffatori e sono subito andato dalla polizia e ho fatto la vostra descrizione, insomma avete rischiato grosso…”. Risata pazzesca e di nuovo: “Ma da un cerino lei ha fatto un incendio… ahahahah, da un cerino lei ha fatto un incendio… Dalla polizia ahahaha”. “E ci sono andato la seconda volta quando lei ha chiamato mio fratello…”. “Ma da un cerino lei ha fatto un incendio… ahahahah, da un cerino lei ha fatto un incendio…”. E giù a ridere di gusto. “Noi comunque abbiamo poi fatto una ricerca e abbiamo scoperto chi è sua figlia chi è lei chi è sua moglie, che lavora qui alla scuola…”. E lui: “Ma si siamo tutti qui del quartiere… alla fine si ci conosce tutti…”. “Si beh però non è il modo”. E lui: “Comunque che polizia… non si va dalla polizia… queste cose si risolvono tra uomini…”. Questa frase me l’ha ripetuta parecchie volte. Sarebbe interessante sapere cosa vuol dire questo.

Però la cosa che mi stava premendo sin dall’inizio era fare la fatidica domanda: “Chi vi ha mandato? Vorrei anche saperlo per regolarmi se c’è qualcuno nella zona che ci vuole male!”. “No tranquillo qui nessuno vi vuole male”. “Si va beh ma come siete venuti su, chi vi ha mandato… vorrei saperlo”. E la risposta che tanto attendevo è stata questa: “Ma niente… un signore qui davanti al bar…” e mi indica col braccio il bar pasticceria di fronte a casa mia. Al che ho pensato: “ma non era in passeggiata?”, quindi si era già tradito. Comunque ho sorvolato su questo particolare perché già io lo sapevo e quindi ho continuato con ciò che mi interessava: “Cioè chi!?”. “No ma penso che lei non lo conosce perché viene in vacanza solo d’estate e ora ormai è andato via e frequenta il bar qui di fronte e ha fatto anche la ripresa col telefonino…”. “Mi scusi, ma lei l’ha visto il filmato?”. “NO!!”.

A quel punto volevo incalzarlo, ma ho visto la figlia salire di corsa le scale e infilarsi nella scuola, dove la porta era sempre rimasta aperta e l’uomo quindi tendermi la mano per salutarmi e io istintivamente ho risposto… e scendere precipitosamente le scale e nel frattempo ridere nuovamente di gusto e dire: “Ma da un cerino lei ha fatto un incendio… ahahahah, da un cerino lei ha fatto un incendio… Comunque tutto a posto… tutto a posto”.

E qui se ne va e io rientro in casa… “Tutto a posto un accidente” pensavo.

Ripensavo alla palla megagalattica della persona qui davanti al bar che io non conosco perché viene qui vacanza solo d’estate e ha fatto anche la ripresa col telefonino… È ovvio che è una palla enorme… Cioè questo conosce la nostra famiglia ma noi non conosciamo lui… E poi la ripresa col telefonino… Sottrarre un portafoglio è un’azione abbastanza rapida e perché questo stava filmando proprio noi… Quindi è anche violazione della privacy…

Avrei voluto dirglielo a questo signore… Ma ammettiamo che questa storia sia vera… Ma che razza di persona per un sentito dire, senza avere una certezza della cosa, prende e viene a fare queste accuse infamanti… Una persona normale se è sicura dell’accaduto si rivolge alle forze dell’ordine… oppure mi suona, si presenta e in maniera educata mi racconta il fatto… e vedere il tipo di soluzione… Insomma ci sono tanti modi civili e educati che non usare certi metodi per così dire… sbrigativi… Sempre ammesso che sia vero il racconto dell’uomo, ma ho dei forti dubbi su ciò.

Verrò mai un giorno a sapere come questa gente è arrivata a suonare alla mia porta accusando la mia famiglia di un’infamia?